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Uso e divieti del fosfito di potassio

All’interno degli input agricoli attualmente utilizzati, l’elenco si accorcia sempre più a causa dei nuovi meccanismi di identificazione e del rigore imposto da enti e paesi, come nel caso dell’Europa.

L’approccio verso un’agricoltura più naturale e più ecologica, privilegiando prodotti senza residui, significa che molti principi attivi e prodotti che prima erano fertilizzanti sono esclusi. Questo è il caso del fosfito di potassio, che attualmente ha un divieto d’uso nell’Unione Europea. 

In questo articolo vogliamo analizzare l’uso del fosfito di potassio in agricoltura, nonché la normativa vigente che ne ha promosso il divieto nei paesi europei.

Cos’è il fosfito di potassio?

Il fosfito di potassio è la miscela altamente concentrata di fosforo e potassio. Nella maggior parte dei prodotti commercializzati al di fuori dell’Unione Europea, hanno una concentrazione di fosforo del 30% p/p e del 20% p/p nel caso del potassio.

La principale differenza che il fosfito di potassio ha come fonte di fosforo è che non è in formato fosfato, come possono essere il fosfato monopotassico o il fosfato monoammonico. Ciò fa cambiare i meccanismi di assorbimento fogliare e radicale da parte della pianta e può avere altri effetti sulla pianta.

Infatti, analizzando i prodotti a base di fosfito di potassio, molti di essi attribuiscono un effetto protettivo del sistema di difesa della pianta, oltre che un’attività profilattica contro il marciume. Ciò è dovuto alla forma fosfito, come estere dell’acido fosforico (H3PO3).

All’interno delle formulazioni utilizzate in agricoltura e industria troviamo fosfito monopotassico e fosfito dipotassico. Queste sostanze sono state studiate per favorire la produzione di fitoalessine nelle piante in quanto attivatori di queste molecole legate alla protezione della pianta contro le infezioni fungine e batteriche.

Usi e applicazioni

Gli usi dati ai prodotti a base di fosfito di potassio si basano sull’apporto di nutrienti (fosforo e potassio) con una concentrazione abbastanza importante.

D’altra parte, l’aumento della ricerca sulle sostanze di difesa note come fitoalessine e sul ruolo di fosfonati, fosfiti e acidi fosfonici ha portato questo prodotto ad essere utilizzato come preventivo contro lo sviluppo di malattie fungine.

Uso come fonte di fertilizzante e come induttore di difese nelle piante (al di fuori dell’Unione Europea):

  • Alberi da frutto e agrumi:  300 ml/hl (100 L), 3 applicazioni per campagna.
  • Orticole e ornamentali:  100-200 ml/100 L d’acqua (hl), effettuare 2-3 applicazioni, la 1° all’inizio della fioritura e le restanti ogni 15 giorni.
  •   Semina: 100-150 ml/hl (100 L) in applicazione fogliare, ogni 8-10 giorni.

I fosfiti come induttori di difesa delle piante

Le fitoalessine sono elementi chimici prodotti naturalmente dalle piante. La sua funzione è prevenire o ridurre i danni causati da parassiti o malattie, utilizzando principi attivi che ne inibiscono o ne ostacolano lo sviluppo.

Affinché queste fitoalessine possano essere prodotte, le piante devono essere state sottoposte allo stress causato dal patogeno, anche se attualmente esistono alcuni prodotti in grado di generare segnali per la loro attivazione da parte della pianta.

Sono stati analizzati un gran numero di prodotti naturali e induttori di resistenza, e il fosfito di potassio è quello che ha indotto meglio le fitoalessine, con piante che mostrano meno sintomi di attacchi e maggiore resistenza alle malattie.

Sistema totale garantito

Il grande effetto prodotto da questa sostanza è che ha un doppio sistema, sia nel floema (discendente) che nello xilema (ascendente).

Pertanto, quando applicato sia fogliare che in irrigazione, ha la capacità di essere trasportato a qualsiasi organo della pianta. Questa mobilità significa che l’effetto della produzione di fitoalessine può essere ottenuto nella radice (attacchi di funghi o nematodi) così come nelle foglie superiori.

Oltre al suo potenziale come prodotto fitosanitario, hanno anche vantaggi nutrizionali. La sua applicazione permette di aumentare la tolleranza allo stress e migliorare la qualità del raccolto.

Applicato in fertirrigazione, gli studi hanno dimostrato che aumenta la crescita delle radici e, a livello fogliare, favorisce l’emergere di germogli, fiori e la percentuale di allegagione.

Il fosfito di potassio può essere utilizzato in agricoltura?

Attualmente il fosfito di potassio non è contemplato come fonte di fertilizzante né nel Regolamento CE n. 2003/2003, del 13 ottobre 2003, né nel regio decreto 999/2017, del 28 giugno, sui prodotti fertilizzanti.

Ci sono due ragioni che hanno portato a non includerlo come fertilizzante:

  • Misura del contenuto di fosforo analizzabile.
  • Divieto di evitare i residui lasciati da questo prodotto (fosfonati e sali di acido fosfonico).

Misura del contenuto di fosforo analizzabile

Un motivo importante per non essere incluso come prodotto fertilizzante è la forma in cui viene espresso il fosforo. Il Ministero dell’Agricoltura e l’Unione Europea autorizzano l’espressione come fosfato solo in base al contenuto di anidride fosforica (P 2 O 5).

Il modo per analizzare il fosfato è con il metodo gravimetrico al fosfomolibdato di quileina o con il metodo di estrazione del fosforo solubile in citrato ammonico neutro.

Il fosfito di potassio, la cui espressione di fosforo non è nel fosfato ma nel fosfito, significa che quando si cerca di analizzare la concentrazione totale di P2O5 con questi metodi, non c’è una quantità sufficiente.

Divieto per evitare sprechi

Attualmente, nell’anagrafe come mezzo di difesa fitosanitaria, non risulta attualmente iscritto nel Registro Ufficiale dei Prodotti fitosanitari del Ministero un formulato a base di fosfito di potassio, per cui non viene nemmeno preso in considerazione come prodotto fitosanitario.

Se viene utilizzato come fertilizzante, si deve tenere conto del fatto che la coltura presenterà tracce di alluminio fosetil, anche se questo materiale attivo non è stato utilizzato.

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